(M1, come fotogragata dal telescopio spaziale Hubble)
Dopo aver pensato a lungo a quale soluzione adottare per questa rubrica, ho deciso di seguire il criterio più semplice e ordinato: seguire l’ordine degli oggetti di Messier stessi.
Per questa ragione, apriamo questa lista con M1, la bellissima “Nebulosa Granchio” o NGC1952 visibile nella costellazione del Toro.
 
M1 è un resto di supernova, più precisamente della Supernova 1054, poiché fu osservata per la prima volta il 04 Luglio del 1054 dagli astronomi cinesi e arabi, che annotarono come questo oggetto avesse superato per luminosità persino Venere, rendendosi luminoso ad occhio nudo anche di giorno (mag.app. che oscillava tra i -4,5 e i -7).
M1 si trova a circa 6300 anni luce da noi, il che significa che in realtà la stella massiccia che è collassata su se stessa una volta esaurito il suo combustibile per effetto della forza di gravità, e che per questo ha dato luogo a gigantesche esplosioni che hanno espulso gas e altro materiale stellare in tutte le direzioni, ha dato origine a M1 nel 5346 a.C.!
 

Un po’ di storia

 

 
M1, come abbiamo scritto, fu osservata dagli Arabi e dai Cinesi (ma anche da tribù indios americane, che hanno lasciato tracce rupestri) nel 1054 d.C.: per 23 giorni consecutivi fu visibile durante il giorno, mentre potè essere osservata anche di notte per 653 giorni, ma in seguito la luminosità dell’oggetto calò di molto (oggi la mag.app. è di +8,4) tanto da essere stata “riscoperta” nel 1731 da John Bevis, un astronomo britannico; nel 1758 fu poi autonomamente osservata da Charles Messier, astronomo francese “cacciatore di comete” che non era a conoscenza delle osservazioni condotte da Bevis. Messier stava cercando una cometa (come era solito fare) quando si imbatté in questo oggetto che egli capì non essere una cometa: allora, al fine di ricordarsi che proprio in quel punto del cielo vi era quell’oggetto e non rischiare di confondersi in caso di ricerche successive, decise di stilare un “Catalogue des Nébuleuses et des Amas d’Étoiles” (Catalogo delle nebulose e degli ammassi di stelle) di cui la Supernova 1054 costituì il primo oggetto.
Negli anni ’40 del 1800 l’astronomo irlandese William Parsons fece degli schizzi di M1, che aveva osservato con il suo telescopio di 910 mm: siccome tale disegno ricordava un granchio, M1 prese il nome di Nebulosa del Granchio.
All’inizio del XX secolo grazie alle lastre fotografiche di diversi anni si scoprì come la nebulosa è in espansione (oggi sappiamo che si espande a 1500 km/s).
Nel 1968 fu scoperta una pulsar al centro della Nebulosa del Granchio (denominata alternativamente PSR B0531+21 o PSR J0534+2200), una stella di neutroni dal diametro di appena 28-30 km.
 
(M1 come risulta dalle immagini combinate di Hubble (in rosso) e ai raggi X (in blu). Si può notare la pulsar al centro della Nebulosa!)
 
M1 è molto luminosa ai raggi X, e ad eccezione della pulsar ha un flusso stabile al punto che in astronomia talvolta “Crab” e “milliCrab” (in inglese “Crab” = “Granchio”) sono usate come unità di flusso dei raggi X. La pulsar centrale invece viene usata per controllare le temporizzazioni dei sensori a raggi X, grazie al suo forte segnale periodico (uno ogni 33 millisecondi).
 

Osservazione

 

 
(Carta per individuare M1, vicino alla stella Zeta Tauri.)
 
M1 è un’oggetto tipicamente autunnale ed invernale, osservabile al meglio quando la costellazione del Toro è alta nel cielo notturno: se il cielo è particolarmente buono si può avvistare già con un binocolo 10×50, con il rischio però di confonderlo con le tante stelle vicine; i risultati migliori si ottengono certamente con telescopi con un diametro di almeno 200 mm.
Nel visibile appare come un oggetto di forma ovale costituita da filamenti, che altro non sono se non i resti dell’atmosfera della stella progenitrice: sono pertanto costituiti soprattutto da elio ionizzato ed idrogeno, accompagnati da carbonio, ossigeno, azoto, ferro, neon e zolfo, con temperature oscillanti tra gli 11.000 e i 18.000 K.
 
(M1 come appare nelle diverse lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico)
La pulsar centrale rende la parte centrale di M1 un’area incredibilmente dinamica, con mutamenti che possono essere osservati addirittura nel giro di giorni: questo a causa del vento equatoriale della pulsar che si va a scontrare con la massa della nebulosa, creando un fronte d’urto vario e multiforme soggetto a cambiamenti anche piuttosto repentini.